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Un piccolo Führer alla Mondadori di Salerno

 

 

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“Nel 1933, Hitler scrisse e illustrò un libro per ragazzi con lo scopo di propagandare il nazionalsocialismo ai giovani tedeschi. Ne risultò un agile volume dal titolo “Gioventù Hitleriana contro menzogna, stupidità e codardia”, che Goebbels suggerì di ribattezzare, per efficacia propagandistica, “Der Kleine Führer”, Il Piccolo Führer. Stiamo curando l’edizione italiana che Shockdom pubblicherà ad ottobre, per dimostrare come il linguaggio possa far passare ogni tipo di idea, anche le peggiori.
Curiosità: Nel ’33 il Ministero della propaganda tedesco, istituì un premio letterario, lo SStrega, con lo scopo di far leggere al popolo libri vicini al Reich, la prima edizione nella categoria “junge Leser”, giovani lettori, fu vinta proprio da Il Piccolo Führer.”

 

Conosciamo tutti la satira intelligente e a tratti caustica della squadra di “Quando C’era Lvi” (Shockdom), composta da Stefano Antonucci, Daniele Fabbri e Mario Perrotta. E di quel che parla “Il Piccolo Führer” (Shockdom) abbiamo potuto leggerne abbondantemente in questi giorni, come pure la morale intorno alla quale ruota questo progetto.
Quel che ancora non conoscevamo sono i retroscena, dei quali siamo stati resi partecipi ieri pomeriggio, presso la Mondadori Bookstore di Salerno, dove abbiamo avuto la possibilità di ascoltarli da Stefano Antonucci in persona, intervistato da Giuseppe Palmentieri, direttore della Scuola Salernitana del Fumetto Comix Ars.

Come nasce, prima di tutto, l’idea del progetto?
Dalla pubblicità fittizia dello stesso, presente all’interno di “Quando c’era Lvi” insieme a rubriche pungenti come “Disimpara l’inglese col Duce”. Quell’anno, dopotutto, decorrevano contemporaneamente i termini dei diritti del “Mein Kampf” e de “Il Piccolo Principe” – un’idea geniale, che ha poi indotto prima il pubblico e infine anche l’editore a volerne vedere la luce.
Ne deriva un libro che è un piccolo monumento all’utilizzo della parola e della morale distorta e grottesca, costruito in ogni singolo aspetto al fine di presentarsi come un doppio piano di lettura – tutto, dall’introduzione alla biografia del Führer (meravigliosa), lascia intendere che sia stato proprio lui a redigere il testo.

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L’edizione ignifuga non è stata scevra da critiche, denunce e incomprensioni, alle quali comunque il team non è nuovo (basti ricordare la famosa disapprovazione “frizzante” di CasaPound, nelle vesti di Davide Di Stefano, al Romics 2016). Di conseguenza è stato inevitabile soffermarsi sul peso che la censura di Facebook – azienda privata che tuttavia veste il ruolo di pubblica piazza – ha sulla libertà di espressione e sul conseguenziale rischio di appiattimento delle produzioni artistiche proprio a causa dell’incapacità di gestirne gli estri. Dopotutto, lo stesso Antonucci è stato bannato per dieci giorni dal social a causa della copertina de Il Piccolo Führer.
E a chi gli chiede come bisogna agire rispetto ai movimenti politici sempre più precipitosi, che stanno prendendo piede in tutta Europa nell’ultimo periodo, Antonucci risponde che “Il mondo reale è talmente assurdo che non ci resta nient’altro che anticiparlo con la satira (…) proprio al fine di rendere consapevoli le persone attraverso la stessa“.
Chapeau.

Carmen Guasco

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